Maurizio Lupi

 Pedemontana lombarda: sbloccata la defiscalizzazione dell'opera
Aprile 18, 2014

Pedemontana lombarda: sbloccata la defiscalizzazione dell'opera

(aggiornamento 18 aprile) Intervista al Ministro Lupi “Pedemontana pronta nel 2017 i soldi ci sono” sull’Eco di Bergamo del 9 marzo.

 
AGGIORNAMENTO 18 APRILE
Dopo una riunione del CIPE, il Ministro Lupi ha annunciato che è stata sbloccata la defiscalizzazione della Pedemontana e ha invitato con la massima urgenza alla convocazione di un nuovo CIPE per la prossima settimana. In quella occasione il concedente ed il concessionario sottoporranno alla approvazione del CIPE l’atto aggiuntivo che ratificherà la defiscalizzazione della intera opera.
 

  • Le infrastrutture come chiave di rilancio del sistema Paese.
  • Restando con i piedi per terra e lavorando sulle ferrovie e i pendolari («La vera sfida dei prossimi 3 anni»), così come sulle autostrade in Lombardia: «La Pedemontana sarà pronta, tutta, per il 2017».
  • Ma anche alzando lo sguardo a quel Piano degli aeroporti che mette ordine «e vuole fare, appunto, sistema». E che per il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi (Ncd), «non ha alcuna intenzione di penalizzare scali come Orio al Serio».

 
La Lombardia è al centro dell’azione del suo ministero.
«È il cuore pulsante del sistema produttivo italiano e, se vogliamo permettere alle nostre imprese di essere competitive, le infrastrutture sono fondamentali.
Inoltre l’anno prossimo c’è Expo, una grande opportunità per tutto il Paese: avevamo il dovere di dare un contributo serio per far tornare la Lombardia competitiva».
 
Resta il nodo Pedemontana, però.
«Sarà realizzata, tutta, entro il 2017. Domani s’insedia un tavolo permanente per monitorare gli ultimi adempimenti sulle infrastrutture insieme alla Regione».
 
Costa 4 miliardi: dove li troviamo?
«1,3 li metterà il governo, il resto la concessionaria Cal: il primo tratto sarà pronto tra agosto e settembre, quello che serve per l’accesso all’Expo ad aprile 2015. Ma il governo, al primo Cipe, porterà la defiscalizzazione di tutta l’opera, per circa 400 milioni di euro.
E vorrei anche ricordare Brebemi, Teem e l’ulteriore implementazione dell’Alta velocità ferroviaria: stiamo realizzando la Treviglio-Brescia e abbiamo accelerato con la Legge di stabilità i tratti Brescia-Verona e Verona-Padova»
 
Ma ai pendolari sembra non pensarci nessuno.
«Quando si è insediato il nuovo Cda delle Ferrovie, l’abbiamo sfidato a ripetere gli eccellenti risultati dell’Alta velocità: la vera sfida dei prossimi 3 anni deve essere il trasporto locale».
 
Con quali risorse?
«Vanno trovate, ma il discorso è più ampio, e comprende anche l’efficientamento: abbiamo introdotto i costi standard nella sanità e dobbiamo farlo anche nel trasporto pubblico. Così come la premialità: in questa parte delPaese c’è una compartecipazione dei cittadini al costo del servizio davvero elevata, ma non è così ovunque. E non possiamo continuare a trattare tutti allo stesso modo».
 
Alziamo lo sguardo: il Piano degli aeroporti ha suscitato molte polemiche.
«Mi sono sembrate strumentali. Questo è un Paese che sconta un ritardo frutto dell’incapacità di fare sistema. Abbiamo regioni con 3-4 aeroporti vicini che invece di fare concorrenza al mondo se la fanno tra loro. Il Piano per la prima volta fa delle scelte: ragiona cioè per grandi aree e sistemi, senza penalizzare nessuno».
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Nemmeno Orio?
«Ma proprio no. Per il Nordovest il perno è Malpensa, ma è una pura constatazione: intorno si sviluppano scali d’interesse nazionale, come Orio e Linate».
 
Che potranno accedere a eventuali fondi pur non essendo strategici?
«Certamente sì. L’importante, lo ripeto, è fare sistema valorizzando le singole vocazioni. Pensiamo proprio a Orio: è cresciuto non facendo la guerra a tutto campo ad altri scali, ma puntando sui low cost. Lo ripeto: l’obiettivo del Piano, che ora comunque andrà in discussione, non è modificare la normativa, ma obbligare il Paese a ragionare per sistemi, con regole precise e Piani chiari e sostenibili. Non si può pensare che lo Stato ripiani tutto all’infinito».
 
Passiamo alla politica: è ancora convinto della scelta di appoggiare Renzi dopo il defenestramento di Letta?
«Come Ncd siamo stati molto critici di fronte a quelli che ci sono sembrati i tempi supplementari delle primarie del Pd. Ma siamo un partito che mette al centro la responsabilità, e in un momento come questo c’era oggettivamente bisogno di un cambio di passo e un rilancio forte. Gli ultimi 3 mesi del governo Letta avevano vissuto le contraddizioni del Pd ma anche quelle frutto dello scioglimento del Pdl: se fossimo andati alle elezioni, ci saremmo trovati senza alcun cambiamento, e senza essere usciti dalla crisi».
 
Sinceramente, lei è ottimista?
«Sì, dobbiamo esserlo: o vinciamo la sfida o la distanza con la gente diventerà incolmabile. Possiamo tornare a essere un grande Paese in una grande Europa: che non sia però matrigna, ma un’opportunitàper tutti. Capace di applicare il rigore seguito nei nostri conti anche in altri casi: come l’ingerenza Lufthansa nel caso Etihad-Alitalia, dove il solo scopo è impedire all’Italia di tornare a fare l’Italia».
 
Quanto tempo dà al governo Renzi?
«Vi abbiamo aderito perché vogliamo sia di legislatura, con segnali concreti: come la legge elettorale. E precise priorità:

  • combattere la burocrazia;
  • abbassare la pressione fiscale;
  • liberare risorse;
  • rilanciare il lavoro».

 
Come vanno i rapporti con gli ex compagni di viaggio del Pdl?
«Vede, noi nasciamo con la presunzione e la responsabilità di voler costruire un nuovo centro destra che riporti a votare chi non ci ha più votato, perché deluso. Dobbiamo lavorare, riconoscendo anche gli errori fatti, per creare una nuova classe dirigente all’insegna dei nostri valori: sussidiarietà, libertà d’impresa, responsabilità e uno Stato al servizio dei cittadini».
 
E in Forza Italia non era possibile?
«Ci era sembrato che volessero parlare solo alla pancia della gente: un partito un po’ estremista. E credo che se non fosse nato Ncd, il “mio” presidente Berlusconi, che ci aveva accusato di essere al governo con i carnefici, non sarebbe potuto andare a casa loro».
 
Che obiettivo avete per le Europee?
«Ambizioso, tra l’8 e il 10%: per dare un segnale di cambiamento. Non capiamo perché nel centrosinistra tra vittorie e sconfitte emerga un Renzi, e nel centrodestra gli elettori non possano scegliere chi lo sfiderà: nel rispetto della storia del nostro partito»

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