Maurizio Lupi

 GIUSTIZIA E' (S)FATTA – INTERVISTA A "IL CITTADINO"
Luglio 2, 2015

GIUSTIZIA E' (S)FATTA – INTERVISTA A "IL CITTADINO"

Monza – Brianza Onorevole Lupi, con l’incontro di Carate torna sul tema della giustizia. Il calo della fase berlusconiana (e anti-berlusconiana) portato dal renzismo sembrava portare con sé la promessa di una distensione rispetto alle barricate su argomenti legati alla giustizia. Al di là della legge sulla responsabilità civile, che proprietà e che possibilità concrete ci sono come azione di governo e quali sono i suoi auspici e il suo lavoro parlamentare in merito?
Mi permetta di risponderle con un elenco. Giustizia civile: riduzione dei tempi (un anno in primo grado), dimezzamento dell’arretrato e corsia preferenziale per imprese e famiglie. Riforma del Csm: carriera non per appartenenza ma per merito. Responsabilità civile dei magistrati. Falso in bilancio e autoriciclaggio. Accelerazione del processo penale e riforma della prescrizione. Intercettazioni. Sono le parole di Renzi dopo il Consiglio dei ministri del 30 giugno 2014. Io sto a questo programma. Come lei stesso può constatare, qualcosa è stato fatto e qualcosa no, qualcosa è in itinere. Nella maggioranza ci sono sensibilità diverse, ma devo dire che il metodo sinora è stato quello del confronto e non dei colpi di mano. Una cosa è certa, senza la riforma della giustizia l’azione del governo resta a metà e la ripartenza del paese si inceppa.
Gli interlocutori scelti per l’incontro di stasera sono testimoni a vario titolo della possibilità che la giustizia ha di piegarsi a logiche diverse dallo scopo per cui dovrebbe agire. Al di là di raccontare a condividere le loro storie, che strumenti esistono per tentare un rimedio? E’ un problema culturale, di leggi, di sanzioni?
Credo che il metodo migliore per capire anche problemi complessi come l’amministrazione della giustizia sia sempre quello di partire dall’esperienza di testimoni. Per questo ho voluto fortemente questo incontro. Credo che dai loro interventi capiremo che c’è un problema di cultura del diritto e di effettiva divisione dei poteri, i giudici non devono legiferare ma applicare la legge, e quindi di non politicizzazione della giustizia. C’è un problema di norme, ad esempio serve una nuova legge sulle intercettazioni proprio per scongiurare l’uso politico della giustizia. E c’è un problema di sanzioni, perché come per tutti anche per i magistrati il principio della responsabilità dei propri atti viene vanificato dalla mancanza di conseguenze, una regola senza punizione per chi la trasgredisce non è una regola, è un consiglio.
Lei si è dimesso malgrado non fosse indagato. Si è mai pentito di averlo fatto?
Assolutamente no. Ho preso quella decisione, e lo presa in fretta, per evitare il logoramento dell’istituzione che rappresentavo e delle istituzioni in genere, e in secondo luogo perché ho sempre pensato che si fa politica non per mestiere ma per passione, e quindi che si possa fare politica senza bisogno di una poltrona da ministro. E a più di tre mesi da quella scelta posso assicurarle che le ragioni del mio impegno politico non sono assolutamente venute meno, anzi.
Nel suo partito si stanno verificando episodi di inchieste a carico di diversi esponenti. La cosa la preoccupa?
Mi preoccupa a vari livelli. Il primo: se le accuse si dimostrassero vere sarei sinceramente sorpreso e dispiaciuto, ma non ritengo nessuno, tantomeno i politici, esentato dalla responsabilità di ciò che fa e dalle conseguenze anche giudiziarie che questo comporta. In secondo luogo sono preoccupato per il venir meno del principio del garantismo, un avviso di garanzia non è una sentenza ma ormai viene preso come tale. Infine mi preoccupa la strumentalizzazione che i media fanno di queste situazioni per fini diversi dalla giustizia.
Da ministro ha avuto modo di occuparsi della genesi di una questione che sta per investire il governo: l’autodromo di Monza che rischia di perdere il GP d’Italia. Concretamente, che possibilità ha questo territorio di non perdere la sfida, e cosa può fare il governo che lei sostiene?
Stabiliamo un punto fisso: l’Autodromo di Monza non deve perdere il GP d’Italia. Stabilito questo obiettivo bisogna vedere quali sono gli strumenti più utili per raggiungerlo. Io presenterò a questo riguardo una mozione coinvolgendo tutti i gruppi parlamentari che veda l’istituzione di un tavolo comune Governo, Regione Lombardia, Comune di Milano e Comune di Monza che formuli una proposta che metta in grado l’autodromo di presentarsi con le carte in regola alla Federazione internazionale dell’automobile per il rinnovo della convenzione oltre la scadenza prevista per il 2016.
Uno dei prossimi appuntamenti chiave sarà l’elezione del sindaco di Milano. Da tempo gira il suo nome: conferma la disponibilità a candidarsi e più in generale che prospettive vede per NCD e per il centrodestra che oggi pare a trazione leghista, almeno guardando i risultati delle recenti amministrative?
Ho detto più volte e ribadisco oggi a lei che non faccio parte della schiera di coloro che si stanno autocandidando alla poltrona di sindaco di Milano. Sono invece impegnato, l’ho detto pubblicamente in un convegno del 18 aprile scorso, perché il centrodestra cerchi una nuova unità, torni ad ascoltare la città, i suoi bisogni e le sue realtà più. Il candidato sindaco verrà fuori da questo lavoro. Se però il nuovo centrodestra (senza maiuscole) è quello ipotizzato da Salvini, noi non potremmo farne parte.
Di Martino Cervo
Fonte: Il Cittadino di Monza,

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