#FamilyAct Piano vitale, il premier ci ascolterà – Intervista ad Avvenire
Unioni civili? Ecco i nostr i tre “no”
«Su questo pacchetto ci mettiamo la faccia così come l’abbiamo messa sul Jobs act, sulla riduzione delle tasse alle imprese, sulla responsabilità civile dei magistrati. Il sostegno alla famiglia, unico vero strumento di welfare in questa lunga crisi, è da qui a tre anni uno dei nostri principali contributi al governo per cambiare l’Italia. Spenderemo tutte le nostre ragioni con Renzi e siamo certi che il premier abbia ben chiaro che un Paese in cui non nascono più bambini non ha futuro». Per Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare alla Camera, il “family act” presentato ieri è più di una misura fiscale, è «il segno concreto che questo è un esecutivo plurale. Sono sicuro che anche il Pd condividerà questa proposta».
Altrimenti il governo rischia?
Noi non facciamo mai minacce e ricatti. E sinora non ne abbiamo mai avuto bisogno perché Renzi non si è mai approcciato alle nostre proposte in modo ideologico. Lo si è visto sul lavoro: il superamento dell’articolo 18 sembrava una boutade estiva e ora è realtà. Però è chiaro che la prossima legge di stabilità, che disegna l’Italia da qui a tre anni, deve dire in modo nitido e concreto che ruolo ha la famiglia nel Paese.
Eppure la prossima legge di stabilità sembra incentrata su altre priorità. Non è da escludere uno scenario per cui a fine anno sulla famiglia non c’è un euro mentre le unioni civili potrebbero essere legge…
È un errore per tutti, sia da una parte che dall’altra, legare la legge sulle unioni civili ai contributi alla famiglia. Non è che in cambio dei 7,6 miliardi di riduzione fiscale alle famiglie poi abbassiamo la guardia sulle unioni civili, per le quali condividiamo la necessità di una legge. Ma le cose vanno fatte bene. Per noi è stato un errore partire dal ddl Cirinnà, e il testo ora in esame va profondamente rivisto su tre assi fondamentali: nell’articolo 1, dove deve emergere con chiarezza la differenza tra la famiglia costituzionale e il nuovo istituto che si sta costruendo; il tema delle adozioni e della cosiddetta “stepchild adoption”, perché deve essere riaffermato il principio per cui l’adozione riguarda il diritto del bambino ad avere un papà e una mamma e non il diritto di due adulti ad avere un figlio; infine il tema della reversibilità, che è un tipico istituto collegato al matrimonio tra un uomo e una donna. Noi, lo ripeto, non minacciamo e non facciamo baratti. Noi siamo per il dialogo e per fare le cose insieme.
A settembre il tema fiscale andrà di pari passo con quello delle riforme. Temete un nuovo patto tra Renzi e Berlusconi?
Non lo temiamo affatto, anzi lo auspichiamo. Le riforme debbono contare sul più largo consenso parlamentare delle forze responsabili.
Leggete con qualche paura le operazioni al centro di Verdini e Fitto?
Noi ci limitiamo a ricordare che governi basati su maggioranze disomogenee, su piccoli numeri e nuclei di responsabili non hanno avuto grande fortuna.
Se la riforma del Senato va in porto chiederete di cambiare l’Italicum?
Intanto una nuova legge elettorale c’è, è buona ed è un punto fermo. Tutto si può migliorare. Per noi il confronto sulle coalizioni si può riaprire, avevamo sempre proposto il modello della legge dei sindaci per cui al primo turno si può scegliere di andare da soli o insieme ad altre forze politiche e al secondo si può valutare l’apparentamento.
Di: Marco Iasevoli
Fonte: Corriere della Sera