Alleati per Parisi. Ma la destra di Salvini non può stare con noi – Intervista al Corriere della Sera
Matteo Salvini lancia dal Corriere della Sera la sfida a Stefano Parisi: «Vediamo se sul referendum vorrà stare con l’Italia libera o quella schiava». Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Ap e capolista di Milano Popolare alle amministrative, la respinge seccamente al mittente. Perché «se vincerà Parisi, come credo e mi auguro, sarà lui a comandare, senza condizionamenti della vecchia politica». E perché, nel merito, non si può fare del referendum un’ordalia: «Sarà una scelta tra l’immobilismo e la possibilità di cambiare, non un modo di sbarazzarsi del “nemico assoluto” Renzi e di un’Europa che noi vogliamo cambiare ma non per abbracciare le idee di movimenti populisti come quelli a i quali si richiama Salvini».
A sentirla, sembra quasi che a Milano voi e la Lega siate alleati per caso e che in futuro non abbiate nulla da spartire.
«A Milano abbiamo trovato un’intesa ampia sostenendo un candidato sindaco capace, come dice lo stesso Salvini, che sa parlare ai cittadini delle cose che interessano loro e non di polemiche politiche legittime ma del tutto lontane dai problemi della città. Un sindaco che fa sintesi, che è garante, e che si muove nel modo giusto per rigenerare il fronte moderato e liberal-popolare».
Salvini che avverte che il centrodestra dovrà essere alternativo alla Merkel e tener conto di Le Pen e Hofer, si muove nel modo sbagliato?
«Salvini lancia un suo legittimo messaggio politico. Ma voglio essere chiaro: quel centrodestra che Salvini propone non c’è più, non c’è e non ci sarà. Lui parla di una destra che è lontana anni luce da noi, e che lo è anche da quello che era il Pdl, o Forza Italia, o dalla stessa Lega delle origini».
Salvini parla di una destra che, dice, ha capito quello che vogliono gli elettori.
«No, quella è una destra che è condannata a non governare, a rappresentare solo la protesta senza dare risposte efficaci e realizzabili ai cittadini. Se si vuole davvero costruire un’alternativa a Renzi, come vogliamo fare noi, non lo si fa demonizzandolo come si è fatto per 20 anni con Berlusconi, né alimentando un bipolarismo “cattivo”. Si fa invece una proposta credibile — anche tenendo conto della “pancia” degli elettori, certo — ma poi assumendosi la responsabilità di presentare soluzioni realistiche, concrete. Quello che ha fatto Parisi, appunto, il cui esperimento può segnare la ricostruzione di un percorso nuovo per il centrodestra».
Ma a oggi con Salvini immagina un futuro comune?
«Quale Salvini, quello che riconosce la bravura di Parisi o quello che si accorge che i voti della Lega sono fermi e cerca, legittimamente, di risalire snaturando anche quelle che erano le proposte e le spinte originarie della Lega?».
Il vero Salvini quale è?
«Io dico che se è quello che va a braccetto con i movimenti estremi nordici, francesi, austriaci, è chiaro che non può stare con noi del Ppe. Ma come veramente sarà lo sapremo solo nei prossimi passaggi».
di Paola Di Caro
Fonte: Corriere della Sera