Sfidiamo l'egemonia di toghe e 5Stelle – Intervista ad Avvenire
I moderati si rimettano in marcia. Il giustizialismo fa male al Paese
«Restiamo al governo a vigilare che la sinistra non smantelli le riforme e per sostenere la famiglia. Ma le componenti del Ppe dovranno tornare insieme»
ROMA moderati, popolari e liberali debbono rimettersi in moto. La sfida è a una nuova egemonia culturale, rappresentata dal Movimento 5 Stelle, e da una magistratura che riempie il vuoto lasciato dalla politica», dice Maurizio Lupi. Oggi il capogruppo alla Camera di Area popolare avvia la sua scuola di formazione a Roccaraso.
«Un nuovo progetto politico non può che partire dalla cultura, da una visione comune delle cose da fare».
Ma sempre alleati con Renzi?
Leggo Tommaso Nannicini, lo stratega del Lingotto, proporre il ritorno all’egemonia culturale di Gramsci e sono preoccupato. Se dice «basta con la bulimia riformista», mi chiedo se invece il nostro compito non sia ripartire proprio dalle cose da fare, più che da ideologie superate. O da una astratta logica delle alleanze. Siamo di fronte a un cambiamento epocale, sono saltate le certezze e la politica non può affrontare questi mutamenti con categorie del passato e un respiro corto che non guardi oltre le prossime elezioni, con i listoni o le demonizzazione dell’avversario. Ripartiamo, allora, da quel che siamo. Ciò che unisce la nostra area è un tono non urlato, ma soprattutto una capacità di realismo e concretezza, per dire chiaro ai cittadini che cosa si intende fare. Il contrario delle contrapposizioni ideologiche che vedo riaffiorare.
Ciclicamente, da un quarto di secolo, torna la tentazione di farsi dettare gli organigrammi politici dalle inchieste.
È la spia di un motore in avaria. Le inchieste alla fine della Prima Repubblica si sono inserite al posto di una politica che non si accorgeva di esser diventata autoreferenziale, staccata dagli interessi dei cittadini. È questo l’errore da non ripetere, la politica non può lasciare spazio a un’egemonia culturale esterna su cui il M5S marcia in base all’idea che il Parlamento sia pieno di corrotti, per cui bisogna dare spazio ai tribuni del popolo. Teorizzando una sorta di governo dei giudici, chiamati persino a decidere la legge elettorale.
Ma la Consulta ha chiesto al Parlamento di fare il suo mestiere.
Ha ricordato che una legge la deve fare la classe politica. Ma se tu ti ritiri, quel vuoto da qualcuno sarà riempito. Come moderati dobbiamo chiederci proprio questo: vogliamo delegare ad altri, o vogliamo tornare ad essere protagonisti? Renzi ha messo in crisi la tradizionale impostazione della sinistra, Salvini ha abbandonato quella della Lega per inseguire Lepen a destra, M5S cavalca la crisi della politica e noi, mi chiedo, come ci poniamo, che proposta facciamo? Berlusconi nel ’94 fece una proposta seria, non si accontentò di fare un nuovo casting.
Da che temi ripartire, quindi?
C’è uno spazio enorme. Il rischio è che il Pd per ritrovare l’unità a sinistra rimetta in discussione tante riforme fatte. Pensando sulla scuola, di abolire l’Invalsi, l’idea di merito, togliendo la bocciatura alle elementari. O sul lavoro, abolire una novità assoluta come i voucher per andare dietro al referendum della Cgil. O introdurre il reddito di cittadinanza. Noi siamo per sostenere il lavoro, non la disoccupazione. E poi la famiglia. Bene abbassare il cuneo fiscale, ma non è possibile di fronte ai dati sulla denatalità pensare che sia un tema da cattolici. È in gioco il futuro della società. Ecco, su questi temi c’è uno spazio enorme per noi.
Ma non si vota domani. Nel frattempo restate alleati del Pd?
Siamo preoccupati che il Pd, per interessi interni, possa cedere ai ricatti di una componente che punta a cambiare l’impostazione del governo. O a forzature, come sul fine vita. O sulla giustizia Presidieremo perché questa deriva non vi sia, nel contempo evitando di rincorrere Renzi o Salvini puntiamo a ricostruire una proposta liberal-popolare. Basata sull’idea di bene comune, sulla berlusconiana moralità del fare.
A proposito di Berlusconi, non ha usato parole gentili con Alfano.
Non è il momento di parlare di alleanze. Ognuno deve riflettere al proprio interna Io continuo a pensare che il compito di chi sta insieme nel Ppe sia quello di unirsi, invece di ricorrere fantomatiche alleanze per vincere le elezioni, che poi non permettono di governare. Siamo in tanti: Ap, Parisi, Udc. E c’è Forza Italia, ma divisi non siamo credibili. C’è tutta un’area spaesata, priva di riferimenti. Penso che dovremo fare tutti un passo indietro, per fame due avanti insieme.
Di ANGELO PICARIELLO
Fonte: Avvenire