Lupi: “giusto fermare tutto, siamo per un fisco amico e collaborativo”
Lupi: “giusto fermare tutto, siamo per un fisco amico e collaborativo”
Il leader di Noi moderati: il progetto con Forza Italia credibile se andremo oltre il 9%
Sul redditometro, si è fatto «tanto rumore per nulla». Ma era un rumore evitabilissimo, secondo Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, che ci tiene a chiudere — nella chiarezza — quella che è stata una polemica durissima e anche foriera di pericoli per la maggioranza, ma che non va esasperata in tempi di campagna elettorale. Perché «la sfida che il centrodestra ha davanti riguarda la coalizione, non i singoli partiti che gestiranno il voto delle Europee ciascuno al proprio interno. Ed è una sfida per i prossimi tre anni di legislatura, che decideranno il fallimento o la riuscita del nostro governo».
Sul redditometro vi siete spaccati, finché non è intervenuta la premier Meloni.
«Che ha messo punto e punto esclamativo, sospendendo il decreto, e quindi ci sarà modo di rimettere in ordine le cose».
La tensione è stata alta.
«Diciamo che un po’ di confusione si è creata, anche perché la posizione di tutto il centrodestra è molto chiara sul tema fiscale: non vogliamo vessare i cittadini, e non deve valere la presunzione di colpevolezza. Siamo per un fisco amico e collaborativo, e infatti la nostra delega fiscale va in questo senso, proprio per recuperare l’evasione».
«Io capisco bene, sono stato ministro, che esistono atti dovuti. Ma c’è modo e modo di dare una notizia, soprattutto se fa pensare, erroneamente, a un ritorno a un passato superato. A volte oltre alla sostanza va prestata attenzione anche alla forma».
C’è stata una sollevazione di voi alleati di FdI: non avete esagerato?
«Beh, una reazione di fronte a un decreto di cui nessuno sapeva nulla e che va contro, per come era stato comunicato, alla politica del centrodestra la trovo abbastanza giustificata. Meno quella sul superbonus: ha ragione Giorgetti, basta con questa idrovora che divora fondi e ci affonda sempre di più».
La competizione per le Europee è evidente, ma perché? Il governo non sembra a rischio oggi…
«Lo penso anche io. È vero che col proporzionale la competizione è naturale, ma noi dovremo tener conto solo di tre fattori. Il primo è l’Europa: ci stiamo giocando i prossimi 5 anni dell’Ue ma anche dell’Italia, perché è in Europa, insieme non da soli, che si affrontano i grandi passaggi e le transizioni».
Eppure sembra una competizione tutta interna
«Ed è un errore. Quello che conta è il risultato della coalizione: se prendiamo più voti che alle Politiche, comunque siano distribuiti, vorrà dire che abbiamo il consenso dei cittadini. Per i singoli partiti ci sarà certamente un’indicazione, ma non sarà mai messo in discussione il governo».
Per Noi moderati e FI, presentandovi insieme, quale indicazioni vi aspettate?
«Noi nei sondaggi prima dell’accordo avevamo l’1,5%, FI il 7%. Ora la media ci dà al 9%, se in più andremo in doppia cifra, vorrà dire che per la prima volta due partiti che si uniscono prendono più voti assieme che divisi. Significherebbe che il progetto è credibile, che il tanto invocato centro esiste, ed è essenziale asse del centrodestra».
E a quel punto che fareste?
«Lo vedranno le leadership, l’amico Tajani e noi. Non stiamo sciogliendoci in FI e non ne abbiamo intenzione, ma potrà partire un nuovo progetto, attrattivo per un’area che a sinistra continua a dividersi e dalla nostra parte si fortifica su comuni valori e provenienza. Può iniziare un cammino importante».
Intervista al Corriere della Sera