Maurizio Lupi sul terzo mandato: «Un governatore ha grandi poteri, dopo due incarichi è giusto che lasci»
Maurizio Lupi sul terzo mandato: «Un governatore ha grandi poteri, dopo due incarichi è giusto che lasci»
Il leader di Noi moderati sulle pressioni della Lega per il Veneto e sul caso Campania: «Nulla di personale né con Zaia né con De Luca, è un fatto di equilibri democratici».
Maurizio Lupi, leader di Noi moderati: tra Lega e FdI c’è una divisione netta sul sì o no al terzo mandato, lei da che parte sta?
«Non c’è nulla di personale, né per Zaia né per De Luca. Ma c’è una questione di equilibri democratici in ballo».
Addirittura?
«È semplice. In tutte le democrazie che eleggono direttamente il capo dell’esecutivo — e per sindaci e governatori si vota direttamente — c’è un limite ai mandati. Possono essere 10 anni, 8, ma due mandati sono più che sufficienti per costruire un’azione di governo efficace senza che si creino effetti negativi».
Quali sarebbero?
«Un disequilibrio democratico, appunto. Un presidente di Regione, un sindaco, hanno poteri esecutivi importantissimi. Le assemblee che li sostengono, pur essendo costituite da esponenti di coalizioni essenziali per vincere, non hanno la possibilità giustamente di agire indipendentemente dal volere del sindaco o del presidente. Tanto è vero che, se questo si dimette, si torna a votare».
La sua è la risposta a chi obietta perché lo stesso limite non venga posto per parlamentari, premier, capo dello Stato?
«Siamo in una democrazia parlamentare dove è il Parlamento che dà la fiducia all’esecutivo. Il parlamentare, come il consigliere regionale, non ha limiti di mandato non avendo poteri esecutivi. Il capo dello Stato è eletto dalle Camere e il premier oggi se sfiduciato non fa sciogliere il Parlamento. Con il premierato ed elezione diretta del premier scatterà appunto il limite dei mandati».
La Lega obietta: perché togliere ai cittadini la possibilità di scelta? E rivendica comunque il Veneto.
«Ma certo che i cittadini potranno scegliere, il governatore è il capo di una squadra, la sua coalizione politica, la sfida è sempre quella di creare — mentre si governa — una classe dirigente all’altezza di garantire continuità nel buon governo. Sono convinto che per Zaia ci saranno moltissime occasioni per mettere a disposizione la sua competenza. Su chi scegliere, lo vedremo. Ricordo però alla Lega che in Veneto e Lombardia anche FI ai tempi di Berlusconi governava bene, ma cedette le candidature alla Lega. In una coalizione si prendono anche decisioni che servono a tenere insieme tutti».
Per Salvini è un momento delicato: ha chiesto il Viminale, è attaccato per il caso Ferrovie…
«Salvini è vicepremier e guida un ministero delicato e strategico. Continui nel lavoro che fa. Io ho guidato quel ministero, le accuse che gli vengono mosse sono ingiuste, così come non ha molto senso oggi prendersela con chi governava prima. Al governo ora ci siamo noi. Piuttosto, è evidente che la rete non regge più l’aumento del traffico, quindi in attesa che si potenzino le infrastrutture perché continuare a far passare 50 treni sulla Milano-Napoli? Non e meglio diminuirli e fare i lavori? Se lo spieghi, i cittadini capiscono».
Intanto è scontro sul tema sicurezza. Lei da moderato come la pensa?
«Penso che tutti dobbiamo stare attenti a non dare spazio a rigurgiti molto pericolosi soprattutto sul tema dell’antisemitismo. Quello che è accaduto alla sinagoga di Bologna è gravissimo, dobbiamo abbassare i toni. A noi moderati, dell’una e dell’altra parte perché ormai il sistema è bipolare, va il compito di rafforzare le rispettive aree, senza rivendicare purismi centristi o aspettare un Godot. Noi moderati lo sta facendo, domani entreremo anche ufficialmente nel Ppe con la nostra rappresentanza e abbiamo tutta l’intenzione di continuare a crescere».
Intervista al Corriere della Sera