Maurizio Lupi

 Lupi: «In politica gli slogan non contano. A noi moderati tocca essere i più seri»
Marzo 24, 2025

Lupi: «In politica gli slogan non contano. A noi moderati tocca essere i più seri»

Lupi: «In politica gli slogan non contano. A noi moderati tocca essere i più seri»

Il leader di Noi Moderati: bisogna rivolgersi ai cittadini senza demagogia

 

E’ proprio la politica estera, quella su cui la maggioranza sta dando segnali di disunione, che il ruolo dei moderati «diventa fondamentale per costruire ponti e non solchi». Lo dice Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, parlando appunto dell’importanza che in questa delicatissima fase hanno partiti come il suo e come Forza Italia: «A noi spetta portare nel governo quel senso di responsabilità, di pragmatismo, di compromesso, di mediazione, di bene comune necessario. Non servono canti e controcampi. Spetta a noi mostrarci i più seri e affidabili possibile guardando non solo ai sondaggi che porterebbero a fare scelte di corto respiro, ma al futuro. Sia in campo internazionale che nazionale».

Voi e FI siete sulla linea più convintamente europeista, favorevoli al piano Von Der Leyen, e dite che non volete pendere dalle labbra di Trump ma nemmeno fargli la guerra. Una posizione molto diversa da quella della Lega. Quanto può reggere la maggioranza così?

«In politica non contano gli slogan, contano i fatti. E le decisioni che si prendono. E su queste abbiamo votato sempre uniti. La premier infatti ha detto sì al Piano della von der Leyen, che non è una corsa agli armamenti ma un salto di qualità della difesa comune, visto che il gap con Usa è enorme. Serve nuova tecnologia, cybersicurezza, innovazione, tutti campi sui quali l’Europa, rispetto agli Usa, è rimasta indietro».

 

Non sembra che Salvini sia molto convinto. Ma gli impegni, almeno a spendere il 2% del Pil li avete presi.

«E li manterremo, perché è giusto così. Da Lega a Noi moderati su questi temi abbiamo sempre votato in parlamento uniti. Abbiamo il dovere di spiegare ai cittadini, senza demagogia, che la sicurezza comune è pre-condizione di benessere e uno dei pilastri della pace ».

 

Paga più seguire il comune sentire degli elettori, che preferirebbero spendere in sanità, taglio tasse, aumento stipendi anziché in difesa.

«Intanto non si toglieranno risorse a welfare e sviluppo. Però come Noi moderati non abbiamo paura di portare avanti scelte anche non comprese all’inizio, ma poi fondamentali per un governo e un paese. La politica non può essere debole, non può lasciarsi guidare da umori o decisioni altrui. Le faccio un esempio?».

 

Prego.

«Quando ero ministro dei Trasporti e prima assessore all urbanistica a Milano, decidemmo di costruire la linea 4 della metropolitana. Non era una decisione popolare, avevamo contro i cittadini che vivevano i disagi dei cantieri, del traffico, i negozianti, ma siamo stati loro vicini e siamo andati avanti, collegando Linate, il mondo, e le periferie come Giambellino e Lorenteggio… Oggi si capisce quanto quella scelta abbia reso, quanto quei quartieri siano migliorati e riqualificati ».

 

Si può governare contro il parere dei cittadini, o si rischia?

«Bisogna spiegare, guardare avanti, e indicare la meta, mai andare al traino altrui. Se, altro esempio, la Procura indaga sul salva-Milano o sulla vendita di San Siro, un partito come il nostro – che ha il compito di ritrovare i voti perduti di 9 milioni di italiani che sono astensionisti e si definiscono moderati, che oggi ha più di 20mila tesserati e terrà i suoi congressi provinciali in primavera, – deve dire che è la Politica che decide e non delega ad altri poteri facendo passi indietro se si è convinti di essere nel giusto».

 

Tanta fermezza l’avete anche sui dazi che Trump vuole mettere all’Europa o prevarrà la linea pro-Usa di Salvini, che va a discutere con il vice presidente Vance senza accordi di governo?

«Né l’uno né l’altro. Salvini e chiunque possono parlare con chi vogliono, sapendo che la politica estera la fanno il ministro degli Esteri e la premier, e che forse sarebbe opportuno dividere i ruoli di leader di partito e di esponente di governo quando si va su questi terreni. Ma noi non siamo né succubi né nemici degli Usa. Ai dazi non si risponde con altri dazi . È puro masochismo , che finirebbe per danneggiarci. Si dialoga e si cerca un accordo che non leda le rispettive economie, con razionalità e pragmatismo. Questo è il ruolo che dovrà avere l’Italia, e che Noi Moderati vogliamo rappresentare, in politica estera come in quella nazionale».

Intervista al Corriere della Sera

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