Alternativa popolare supererà il 3% ora valutiamo i programmi
Di Michele Cozzi
Lupi: «Alternativa popolare supererà il 3% ora valutiamo i programmi»
Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Alternativa popolare: la legge elettorale è un mix tra proporzionale e uninominale. Il suo partito con chi intende allearsi?
«È questa un’impostazione sbagliata. Molti candidati saranno eletti con il sistema proporzionale, e quindi ogni partito presenterà i propri candidati con un programma specifico».
Ma un terzo sarà eletto con l’uninominale che impone, per avere speranza di vincere, le coalizioni. In quel caso dovrete scegliere con chi stare. Giusto?
«Il nostro obiettivo è quello di rilanciare con forza la nostra identità. Noi presenteremo i nostri candidati e in Puglia ho incontrato politici e esponenti della società civile che possono essere espressione del territorio».
Qual è il bilancio di questi vostri cinque anni?
«Il tratto fondamentale del nostro partito è il senso di responsabilità e di concretezza. Noi abbiamo messo davanti a tutto l’interesse del Paese. Voglio ricordare al Pd, che gli ultimi non sono stati governi di centrosinistra, ma governi nati dopo il voto e per l’impossibilità di avere una maggioranza. Questo ha indotto alla collaborazione forze diverse».
Quindi una scelta eccezionale?
«Frutto dell’esito elettorale, che ci auguriamo che questo non debba accadere nel 2018, ma che potrebbe teoricamente ripetersi. Ma la nuova legge elettorale ha il vantaggio che le coalizioni non sono forzate».
È in atto una fuga dal vostro partito?
«Noi non chiediamo niente a nessuno, né andiamo avanti con il piattino in mano. Anche se abbiamo perso dei parlamentari, i sondaggi ci dicono che siamo oltre il 3%. Ogni parlamentare è libero di fare le sue scelte. Noi riteniamo che sia necessario uno strumento nuovo, un partito moderato e responsabile».
In Puglia l’ex sottosegretario Cassano ha lasciato Ap ed è ritornato con Forza Italia. Sorpreso?
«Certo, la decisione mi ha sorpreso. Una settimana prima avevamo fatto una manifestazione in Puglia. Ognuno fa le sue scelte. Poi in questi due giorni in Puglia, ho visto che c’è una presenza orgogliosa e forte di Ap».
Alternativa popolare potrebbe essere interessata al progetto del “quarto petalo”, con Fitto, Quagliariello e altri?
«I petali sono i primi che cadono. Il tema non è fare il quarto petalo di una coalizione, ma discutere se riteniamo che ci sia una proposta politica nuova, che partendo dalla tradizione, non guardi al passato ma al futuro. In Italia c’è bisogno di un partito di centro moderato, aperto, che guarda al Ppe. Noi siamo al 3%, mentre tutti i petali o petaloni sono allo 0,1-0,2%».
Su quale base siete disponibili al confronto?
«Il nostro obiettivo non è di far parte di una coalizione per avere qualche collegio, ma vogliamo fare una proposta seria. E siamo disponibili a correre da soli. Su questa base si può pensare se e come entrare in una coalizione, ma questa deve essere coerente alla nostra proposta. Non si tratta di dire con chi andiamo, ma di dire chi siamo».
In Sicilia appoggiate il candidato del Pd, mentre state nel Ppe con Berlusconi. C’è qualcosa che non quadra?
«Noi rispettiamo l’autonomia dei territori. In Sicilia i nostri hanno fatto la loro scelta. Io sarei andato da solo, ma è una decisione territoriale. Non implica nulla. L’Udc ha detto che a livello nazionale vuole andare con l’alleanza del centrodestra, mentre in Puglia sta con il governo di centrosinistra. Le elezioni nazionali hanno un altro significato».
I capisaldi del vostro programma elettorale?
«Famiglia, impresa e lavoro. II reddito di cittadinanza del M5S è una enorme baggianata. II giovane e l’over-cinquantenne non hanno bisogno di assistenza. II lavoro lo danno le imprese e se c’è un euro a disposizione lo si dia alle imprese affinché possano assumere».
E le pensioni?
«Una discussione assurda, altro che sei mesi in più. II dramma è quello degli over-cinquanta. Se perdono il lavoro che fanno prima della pensione? Se spostare di sei mesi l’età pensionabile costa 5-6 miliardi meglio spenderli per abbassare il costo del lavoro».
Se il governo pone la fiducia sul ius soli, che fate?
«Se la votano Minniti e i ministri del Pd che legittimamente vogliono fare dello ius soli una battaglia ideologica. Sarebbe una forzatura, non la voteremmo. Poi, se il Pd vuole approvare una legge si approvi lo ius culturae e si rimandi la discussione sullo ius soli alla prossima legislatura»