Maurizio Lupi Chiede una nuova tassazione in base al numero dei figli e la revisione dell’Isee. La famiglia al centro della nuova Italia
Continua il dibattito che il Corriere ha aperto proprio all’inizio dell’anno: abbiamo chiesto ai protagonisti
della prossima campagna elettorale e ad alcuni importanti direttori e opinionisti tv che cosa, a loro
parere, è più urgente cambiare in Italia sintetizzando il loro pensiero in tre proposte.Ad aprire il dibattito
sono stati Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Clemente J.Mimun e Giovanni Floris. Poi si sono aggiunti Giorgia Meloni
e Pietro Grasso.
Alle dichiarazioni di Berlusconi ha voluto rispondere l’ex premier Prodi, chiamato in causa dalle critiche del leader di FI sulle scelte fatte dal governo Prodi al momento del debutto dell’euro. Poi è intervenuto Marco Rizzo. Oggi vi proponiamo l’opinione di Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Noi con l’Italia.
di Maurizio Lupi
Gentile direttore, accolgo volentieri la richiesta di manifestare ai suoi lettori tre sogni che coltivo per l’anno che viene.
Mi permetta solo di essere prosaico: più che di sogni vorrei parlare di progetti.
“O sogno, verità senza certezza di memoria” dice Shakespeare ne La tempesta.
E ha ragione, nel sogno c’è sempre uno spunto ideale, ma rischia di illudere,
un po’’ come le promesse elettorali: tanto bellequanto irrealizzabili.
E allora, da uomo politico, restando con i piedi per terra.
Progetto numero uno: la famiglia.
Io credo che ormai i temi siano maturi perché la nostra Costituzione sia pienamente attuata.
E il riconoscimento del ruolo fondamentale della famiglia nella società non sarà reale finché non toccherà anche il livello fiscale.
Questo vuol dire introdurre finalmente nel calcolo dell’Irpef il “quoziente familiare”
Detto altrimenti: chi ha figli paga, in proporzione al loro numero, di meno di chi non ne ha; chi si fa carico di un anziano genitore pure.
Ancora, sempre in tema di famiglia: è assurdo che chi fa sacrifici per acquistare la casa dove vive se la veda calcolata nell’Isee, l’indicatore della situazione economica che permette di accedere gratuitamente ai servizi di welfare come ad esempio l’asilo per i figli.
Non trovate anche voi ingiusto che un’anziana che ha riscattato la casa popolare in cui ha vissuto quarant’anni, ma che continua a vivere della sua pensione, si ritrovi esclusa da alcuni servizi sociali perché improvvisamente ‘ricca’?
Progetto numero due: il lavoro.
Questo sì, per troppi, soprattutto giovani e ultracinquantenni, è diventato un sogno. E non lo si realizza vagheggiando altri sogni come un mitico reddito di cittadinanza per tutti. Sarò all’antica,ma il reddito può venire solo dal lavoro.
E il lavoro lo danno le imprese. Se c’è un euro a disposizione, bisogna investirlo nel lavoro, nell’aiuto alle aziende che assumono. L’assistenzialismo perpetua solo la disoccupazione.
Dico questo per i giovani ma anche per chi il lavoro l’ha perso dopo i cinquant’anni. Invece di fargli sognare impossibili abbassamenti dell’età pensionabile (che gli frega a un cinquantenne disoccupato sapere che potrà andare in pensione a 65 invece che a 67 anni, come ci arriva?) è meglio adoperarsi concretamente per permettergli di reinserirsi nel mondo del lavoro da cui è stato espulso.
Terzo progetto.
Questo, purtroppo, è veramente un sogno,
e credo che almeno per il 2018 resterà tale: un grandeMilan.
Qui sì che ci vorrebbe un progetto (e anche un grande presidente)