Continua, ed è preoccupante soprattutto perché è fatta dagli scranni del Governo, la campagna del Movimento 5 Stelle contro la libertà di stampa.
Continua, ed è preoccupante soprattutto perché è fatta dagli scranni del Governo, la campagna del Movimento 5 Stelle contro la libertà di stampa. Pensate stia esagerando? Elenchiamo qualche fatto avvenuto negli ultimi mesi:
1) L’escalation di insulti da parte di Beppe #Grillo – “carogne”, “schiavi degli editori”, “pennivendoli”, “inchiostratori “, “falsari”, “walking dead”, “vi mangerei solo per il gusto di vomitarvi” – sino alla nomination sul suo blog del “giornalista del giorno” esposto alla gogna degli insulti dei militanti.
2) La proposta di #divieto di accesso in Parlamento – “i giornalisti non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento, vanno disciplinati in appositi spazi esterni al Palazzo” – in parte attuatasi quest’anno quando i giornalisti delle agenzie di stampa che seguono da anni l’attività politica e istituzionale di Camera e Senato sono stati allontanati dai corridoi delle commissioni parlamentari (ma i palazzi del potere non dovevano essere trasparenti e tutto trasmesso in streaming?).
3) La proposta del sottosegretario Vito #Crimi dell’abolizione dei contributi all’editoria.
4) La minaccia di #DiMaio, che poco gradisce le critiche della stampa, lui le chiama “inquinamento del dibattito pubblico” – “in legge di bilancio porteremo il taglio dei contributi pubblici indiretti e stiamo approntando la lettera alle società partecipate dallo Stato per chiedere di smetterla di pagare i giornali (per evitare che si faccia informazione sui loro affari e per pilotare le notizie in base ai loro comodi”.
5) La minaccia al giornalista del #Foglio – “adesso che chiude che cosa farai?” – sono stati i brutti segnali dell’insofferenza dei nuovi potenti per la libertà di espressione. Insomma: #UnoValeUno solo se quell’uno che parla sono io!
6)Adesso arriva la proposta definitiva: aboliamo l’#OrdineDeiGiornalisti, solo perché si è permesso di sindacare su un suo iscritto, Rocco #Casalino, in vena di epurazioni di pubblici funzionari.
Il rapporto #politica e #stampa non è facile, la deontologia professionale non è patrimonio universale di tutti gli iscritti all’ordine, sulla sua utilità si discute anche in ambito giornalistico. Certo, tutto è lecito. Ma l’abolizione per ritorsione è un atto tipico di un regime non democratico.
Non è ancora il nostro caso, mi auguro che nei 5 Stelle, o nel Governo, ci sia qualcuno in grado di farglielo capire.