INTERROGAZIONE in Assemblea – Alitalia
presentato da
testo presentato
modificato
LUPI e COLUCCI. — Al Ministro dello sviluppo economico .
— Per sapere – premesso che:
12 ottobre 2018, in un’intervista a proposito di Alitalia, il Ministro interrogato ha parlato di una « newco con una dotazione iniziale tra 1,5 e 2 miliardi di euro, partecipata dal Governo grazie a una conversione in equity di parte del prestito ponte da 900 milioni di euro concesso dal precedente Esecutivo» e per il resto «da Ferrovie e da un importante partner industriale internazionale»;
è acclarato (studio Mediobanca) che in quarant’anni, dal 1974 al 2014, lo Stato italiano, cioè i cittadini, ha speso 7,4 miliardi di euro nei vari piani di salvataggio della compagnia di bandiera, ai quali occorre aggiungere i 75 milioni di euro di Poste italiane in occasione dell’operazione Etihad, per un totale a oggi (contando i 900 milioni di euro del prestito che verranno convertiti) di 8 miliardi e 595 milioni di euro;
sempre il Ministro interrogato ha dichiarato che «l’ingresso di Ferrovie nell’equity permetterebbe innanzitutto l’intermodalità: si potrebbe lavorare al biglietto unico treno-aereo», permettendo ad Alitalia di concentrarsi sul lungo raggio e sostituendo le tratte interne con la ferrovia;
il progetto del Ministro interrogato prevede, altresì, la partecipazione di Cassa e depositi e prestiti;
inoltre, a parte i rilievi che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato potrebbe fare per il costituirsi di una posizione dominante, ci si chiede se Ferrovie dello Stato italiane, con il suo fatturato di 9,3 miliardi di euro e un utile netto di 550 milioni di euro, abbia le risorse per risanare e rilanciare Alitalia; solo rimodernare la flotta aerea ha un costo previsto di 2 miliardi di euro;
a tutto ciò poi si aggiunga che Ferrovie sta per emettere obbligazioni per circa 4,5 miliardi di euro, sulle quali dovrà pagare tassi determinati da uno spread in notevole rialzo rispetto a pochi mesi fa;
quanto a Cassa depositi e prestiti, certamente, può investire in Alitalia senza timori di interventi dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato e della Commissione europea, ma spetta ai suoi amministratori giustificare il ritorno per i contribuenti di un tale investimento. Ad Alitalia servono partner privati e possibilmente esperti del settore. Il buon lavoro dei commissari deve sfociare nell’investimento di aziende che credano nelle potenzialità di una compagnia aerea risanata, non in una nuova nazionalizzazione –:
a sei giorni dalla scadenza del 31 ottobre 2018 per offerte vincolanti, quale sia l’orientamento ufficiale del Governo a fronte di annunci alla stampa che prospettano una rinazionalizzazione di Alitalia, a giudizio degli interroganti foriera di nuovo debito per le casse pubbliche.
(3-00264)