QN: LA DESTRA SENZA IL CENTRO NON ESISTE
Maurizio Lupi disegna la road map dell’area moderata: «Il piano di riforme del premier deve essere il nostro»
Maurizio Lupi (classe 1959, tre figli, milanese) è un cattolico (ramo Cl) e un moderato. Dopo una vita in Forza Italia, ha fondato Noi con l’Italia.
Onorevole Lupi, a Milano avete preso una bella ‘tranvata’…
“Dal ’94, è il nostro risultato più basso nella città laboratorio del centrodestra. Mai ha votato così poca gente e sono stati i nostri elettori a non andare a votare. Un’alternativa credibile non si mette in campo all’ultimo momento. Ha ragione Salvini a dire che si è votato in 1200 comuni e che, in tanti di questi, piccoli e medi, il centrodestra ha vinto, ma le grandi città sono il test della capacità di governo. Il movimentismo può portare anche grandi consensi, ma per governare servono progetti credibili e serietà”.
Tutta colpa di Salvini, dunque? E la Meloni?
“Lei è all’opposizione, io dal governo non la posso rincorrere. Io ho la responsabilità di quella che Berlusconi chiamava la “moralità del fare“, di saper rispondere ai bisogni delle persone. Salvini, dato che ha più voti, è il leader della coalizione, non solo della Lega. Onori e oneri. E una coalizione senza un centro che ne sia il pilastro non vince nelle città né la sfida del governo”.
Ma Salvini le ha davvero sbagliate tutte tutte?
“Ha fatto un grande atto di coraggio politico sostenendo il governo Draghi mentre la sinistra lo voleva tenere fuori, ma allora – e gliel’ho detto – deve sostenerlo con convinzione. Anti-Ue e anti-Green Pass in un grande partito ci possono essere, ma non possono dettare la linea. Sul fisco sta creando il caso per il consenso, ma non funziona così”.
Berlusconi federatore ha fatto il suo tempo?
“Oggi lo santifica persino la sinistra. Avercene, di leader come lui. Seppe creare classe dirigente sui territori, seppe allearsi con Lega e An, che valevano il 5% ognuno e condividere i governatori del Nord. Oggi bisogna mettersi in sintonia con quanto è successo: Covid e governo Draghi hanno cambiato le priorità del Paese: sono scuola, vaccini, crescita economica, lavoro”.
Ecco, il governo. Salvini vuole aprire la crisi?
“Draghi ha detto una cosa rivelatrice: non m’interessa l’agenda elettorale, ma quella concordata con l’Ue per rilanciare l’economia. Questo piano di riforme, di concretezza, di ragionevolezza, apre uno spazio politico al centro che bisogna saper interpretare. E non sarà di certo Draghi a farlo, che non farà l’errore di Monti”.
Ah, il centro! Un’araba fenice… Nascerà mai?
“Con questa legge elettorale, no: contano e vincono le coalizioni. Con un sistema proporzionale sarebbe diverso: lì ognuno coltiva la sua identità. Ma non c’è, quindi è inutile parlarne. Resta che il centro è il collante di qualsiasi proposta politica. Oggi nel centrodestra ci sono FI, Coraggio Italia, l’Udc, Noi con l’Italia. Siamo un pezzo di storia del paese. In Calabria, tutti insieme, valiamo il 40%. Vedo solo due strade: o la proposta di Berlusconi, un partito unico moderato e liberale, che sta nel Ppe, o gli alleati che riconoscono il nostro ruolo centrale”.
Pronto al “gioco del Colle”? Chi ci mandiamo?
“Il metodo da seguire è quello dell’unità nazionale che ha portato all’attuale governo. Il no di Mattarella, da raffinato costituzionalista, a fare un secondo mandato va rispettato. Berlusconi? Io lo voterei subito, ma Pd e M5s non lo voterebbero mai. Draghi? Se son rose fioriranno… E mi rifiuto di pensare che il Parlamento non voglia eleggere un presidente, che dura sette anni, soltanto per prolungare di dieci mesi la legislatura”.
Intervista di Ettore Maria Colombo pubblicata il 8/10/2021 su QN