La vita sarà più forte della morte
Roma, 14 novembre 2015. “L’orrore di questa notte a Parigi dice del fondo di violenza nichilista cui può giungere il travisamento fanatico della religione. Ha ragione Marc Lazar, gli islamisti che sparavano sulla folla inerme non hanno attaccato dei luoghi simbolo, hanno attaccato la nostra vita quotidiana, vogliono farci vivere nel terrore mentre prendiamo un caffè al bar o mentre andiamo a fare la spesa. Di fronte ai giovani corpi trucidati del teatro Bataclan non possono non tornare in mente le parole di Osama Bin Laden: noi vinceremo perché noi amiamo la morte più di quanto loro amino la vita. Ebbene, tutta la nostra storia, tutta l’esperienza di continua rinascita di cui l’Europa è stata protagonista anche nell’ultimo terribile secolo dopo la carneficina di due guerre mondiali, padre Kolbe ad Auschwitz e il ritorno alla libertà di interi popoli dopo settant’anni di oppressione e di morte civile, tutto questo testimonia di fronte al mondo che la vera vittoria è quella della vita. Allora noi non fuggiremo di fronte alla minaccia del terrore solo se riprenderemo coscienza viva di questo nostro grande tesoro che nessun terrorista assassino può strapparci dal cuore. Non fuggire vuol dire affrontarli con fermezza, con coraggio, con tutti gli strumenti a nostra disposizione, compresa la forza di chi vuole difendere ciò che ha di più caro, ma senza cadere nella loro logica di odio, perché la nostra storia, la nostra ragione ci dicono che l’ideale non è l’homo homini lupus ma una convivenza umana in cui ci siano spazio e dignità per ogni popolo, cultura e religione. Allora resta una grave domanda su questa nostra volontà, noi europei, noi che siamo nell’immaginario di chi fugge da guerre e povertà il posto ideale di approdo, noi eredi del grande incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma, fra religione ebraica, razionalità greca e cristianesimo, crediamo ancora nella novità di esperienza umana che le nostra fede porta nella vita di chiunque la incontri? La nostra fede di oggi, non il nostro pur glorioso passato. O comunque quell’esperienza di civiltà, di convivenza, di bellezza oggi possibile perché non taglia i ponti con queste radici. È nella risposta a questa domanda radicale la possibilità di una resistenza reale a chi ci odia. E di unità tra noi, senza immediatamente cedere alle speculazioni politiche anche sul terrore che non fanno altro che dividerci”.
Lo dichiara Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare.