L'alleanza di Milano modello per i moderati
«Laboratorio importante, il centrodestra può rigenerarsi con un asse popolare forte»
Milano – Onorevole Lupi, l’alleanza col centrodestra a Milano è un miracolo o è la prima intesa di una lunga serie?
«Milano è sempre stata un laboratorio, con lo sguardo in avanti in politica, nell’impresa e nella società. A Milano nasce Forza Italia, si sviluppano craxismo e socialismo, il welfare ambrosiano. A Milano è in corso un’esperienza che va coccolata».
Coccolare l’esperienza milanese vuol dire ricostruire il centrodestra?
«Oggi siamo di fronte a una frammentazione di quella che è stata una grande parte politica, che rischia di far scomparire vent’anni di storia del Paese. Ma il centro-destra sta pensando di rigenerarsi».
Come e con chi rigenerare il nuovo centrodestra?
«Ci sono idee, legittime, che però io non condivido, come il lepenismo di Salvini e la destra della Meloni, e c’è una proposta di liberali, popolari, moderati, venuta meno quando il Pdl è andato in frantumi. Allora Forza Italia e l’attuale Ncd erano al 29, oggi i due soggetti insieme contano il 16%».
Vuol dire che da soli non si va da nessuna parte?
«A Milano, dopo aver dissodato il terreno, dobbiamo continuare a innaffiare le pianticelle. Ricostruire è possibile perché attorno alla figura di Parisi, che rappresenta la storia moderata di questi 20 anni, con pezzi di società civile protagonista, è possibile unire ciò che non era unibile. Se i cittadini daranno fiducia a questo progetto, facendo vincere Parisi, Milano sarà un laboratorio anche per il futuro».
Un futuro con Salvini e la Meloni? Non vede incompatibilità?
«Se rigeneri un asse forte, popolare e moderato, può anche allearsi con la Lega e con Fratelli d’Italia, perché diventa forte lui. Mi fa piacere che Parisi dica che Salvini sbaglia ad attaccare il presidente della Repubblica. Questo non toglie il contributo che la Lega può dare alla coalizione: l’importante è che sia una proposta all’interno di un pilastro moderato».
Quando risolverete la contraddizione tra l’alleanza con Renzi e la scelta di correre nel centrodestra a Milano?
«Non vedo questa contraddizione, perché se ripartiamo dal bene comune, si superano le divisioni e si inizia un cammino che può portare a una proposta politica. I milanesi dei conflitti tra Renzi e Milano, delle tifoserie, non si interessano. Vogliono scegliere chi sarà il miglior sindaco, vedere le periferie riqualificate, combattere la tassazione pubblica e le multe che hanno raggiunto livelli vergognosi».
Immagina di potersi impegnare in prima persona nella squadra milanese?
«No, i déjà vu non funzionano. Il sentimentalismo, il come eravamo, è una politica che non va da nessuna parte. Servono uomini nuovi e proposte nuove».
II mondo cattolico è diviso e anche Cl. Chi pensa di rappresentare con la sua Milano popolare?
«I vecchi steccati sinistra-destra sono superati. Non mi rivolgo ai cattolici ma a tutti i milanesi di cui i cattolici sono una parte dominante. Il nostro slogan è il grande cuore di Milano: serve una politica che lo valorizzi».
Di Sabrina Cottone
Fonte: Il Giornale