Ascoltiamo il Papa, chi ha bisogno di noi non è una minaccia
Spero vivamente che i capi di governo e di Stato europei ascoltino l’accorato appello che ha rivolto loro oggi papa Francesco: l’Europa deve riscoprire sé stessa, deve reimpossessarsi di quell’ideale che gli ha permesso di abbattere muri e aprire frontiere. Il papa l’ha espresso nella forma del sogno, spetta a noi politici tradurlo nella concretezza di una solidarietà economica e umana di fronte ai nuovi bisogni e alle nuove sfide che i nostri popoli stanno vivendo. Non è possibile che uno stato di bisogno, quale è quello di chi fugge da guerre e persecuzioni, venga oggi associato a una minaccia e a un delitto. I paesi europei hanno tutti gli strumenti storici, culturali e giuridici per coniugare accoglienza, sicurezza e legalità, hanno in sé le risorse intellettuali per progettare piani di sviluppo e di nuova occupazione, per favorire la creazione di lavoro come seppero fare negli anni della ricostruzione post bellica. Forse quello che ci manca è l’energia morale di tornare a lavorare insieme per il bene comune. Ascoltare il papa può essere un modo semplice per farlo.